Intervento di Miguel Sorans (UIT-CI) nell’assemblea pubblica sulla guerra russo-ucraina
Buonasera compagne e compagni,
ringrazio il PCL per l’invito a partecipare a questa iniziativa sulla guerra in Ucraina.
Il popolo ucraino continua a resistere alla criminale invasione della Russia e di Putin. Quella che pareva essere una passeggiata per la Russia, una guerra lampo, si è scontrata con l’eroica resistenza ucraina. Mariupol è uno dei grandi esempi di resistenza. Come anche lo è la ritirata delle truppe russe da Kiev.
Come UIT-CI ripudiamo fermamente l’invasione russa e siamo incondizionatamente al lato del popolo ucraino e della sua resistenza, senza dare alcun appoggio politico né confidenza al governo capitalista dell’Ucraina, di Zelensky e dicendo chiaramente No alla Nato. Solo confidiamo nelle centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, di giovani e donne, che combattono a Kiev, Kharkov e in tutta l’Ucraina. La nostra solidarietà non ha nulla a che vedere con la cinica opposizione all’invasione degli USA, di Biden, Macron e Johnson.
Gli stessi che hanno avallato storicamente le invasioni in Afghanistan, Irak, nei Balcani, in Siria e in Medio Oriente.
Perciò come UIT-CI rifiutiamo qualsiasi ingerenza imperialista in Ucraina, sia dell’imperialismo russo, yankee, europeo o della Nato. A partire da lì è molto importante definire che tipo di guerra è questa. Dipende da ciò la posizione della sinistra rivoluzionaria.
Per ora in Ucraina non c’è una guerra tra imperialismi, non ci sono due paesi imperialisti che si affrontano. Ne gli USA, né la UE, né la NATO hanno inviato truppe o sparato un solo colpo in Ucraina. Lo scontro militare è tra la Russia come potenza imperialista e l’Ucraina, un paese semicoloniale.
Un paese oppresso, povero, come lo sono il Brasile, l’Argentina, il Cile o il Perù. Seguendo la tradizione dei socialisti internazionalisti, non siamo neutrali in questa guerra, siamo al lato della nazione oppressa e invasa che è l’Ucraina. Per questo, non siamo d’accordo con i settori chi si definiscono di Sinistra e che si negano a pronunciarsi contro l’invasione Russa. O peggio, che appoggiano a Putin e giustificano l’invasione com’è il caso dei simpatizzanti del falso socialismo come quello del Venezuela, del Nicaragua o di Cuba.
Appoggiano Putin, come se fosse una vittima, un combattente antimperialista.
Il loro argomento centrale è che Putin è stato obbligato a difendersi dall’assedio della Nato. Rifiutiamo la Nato e la sua espansione nell’Europa dell’est.
Sicuramente, però, l’imperialismo yankee o l’imperialismo europeo non stanno accerchiando Putin perché quest’ultimo è alla testa di un governo antimperialista o progressista, che difende il popolo lavoratore russo. Putin è al comando di un regime capitalista-imperialista fondato sulla repressione e appoggiato da una mafia di oligarchi del petrolio e del gas. Un altro argomento dei difensori di Putin è che combatte un governo neonazista appoggiato da bande di nazionalisti fascisti. Anche questo è falso. Zelensky è di origine ebraica e ha vinto le elezioni con il 70% dei voti. È un liberale borghese. Bande di fascisti ce ne sono, senza dubbio, però non sono la base del governo.
E molte di queste appoggiano a Putin. Il vero nazionalista neofascista è Putin e il suo regime criminale. Le vere ragione dell’invasione bisogna cercarle, in gran parte, nell’attuale crisi economica del capitalismo mondiale.
Per questo la Russia vive una grande recessione economica. Con la restaurazione del capitalismo in Russia e nelle zone di influenza di quello che era l’Unione Sovietica, Putin e gli oligarchi hanno applicato brutali tagli alla spesa sociale e hanno perseguito brutalmente l’opposizione. Putin è arrivato fino ad avvelenare gli oppositori e ad incarcerarne a migliaia. Per questo, come Putin come capo di un regime autoritario sta soffrendo un grave logorio politico. Nelle elezioni di settembre ha avuto un netto calo. Inoltre, ha dovuto reprimere le ribellioni popolari della Bielorussia contro il dittatore Lukaschenko e la ribellione popolare del Kazakistan, che fu una ribellione di massa contro gli aumenti dell’energia e delle bollette, come succede in qualunque paese del Sudamerica. Putin si presenta come vittima. In realtà, però, invade l’Ucraina per cercare di unire il popolo russo in una falsa difesa della patria. Vuole liquidare l’Ucraina come paese. Infatti, nel discorso con il quale ha annunciato l’operazione militare, ovvero l’invasione, criticò Lenin perché nella Rivoluzione russa del 1917 riconobbe l’autodeterminazione dell’Ucraina come nazione. Putin, a sua volta rivendicò Stalin e la sua dittatura che ritornò ad opprimere il popolo ucraino, contro il lascito di Lenin. Putin nel suo discorso fu chiaro, disse che l’Ucraina da sempre fu parte della Russia e che non ha senso come Paese. Dunque, noi domandiamo alla sinistra riformista che giustifica Putin: “Cos’ha questo di progressista o antimperialista? Assolutamente nulla.”
Ecco perché siamo anche in disaccordo con i settori della sinistra rivoluzionaria che purtroppo adottano una posizione neutrale in questa guerra. In Argentina abbiamo un dibattito all’interno del FITU, con le posizioni del Partido Obrero e quelle del Partido de Trabajadores Socialistas, integrante della Fraccion Trotskista. Nessuno appoggia la resistenza del popolo ucraino. Il Partito Obrero arriva a definire come nemico la Nato e non l’invasione di Putin. Le sue parole d’ordine centrali sono “guerra alla guerra”, “fuori la Nato e il Fondo Monetario Internazionale”. Secondo il PO condannare Putin vuol dire avere una politica filoimperialista. Ovvero, il PO si mette al fianco di un assassino come Putin anche se grida contro la burocrazia restauratrice di Putin. Il PTS parte da una giusta parola d’ordine: “Fuori le truppe russe dall’Ucraina”. Però il PTS cade nel grave errore di definire male il tipo di guerra. Per il PTS in un campo c’è la Russia e nell’altro ci starebbe il governo di Zelensky e l’esercito ucraino che sarebbero strumenti della Nato e dell’imperialismo e per questo dicono che non bisogna appoggiare militarmente il popolo ucraino. In concreto si oppongono all’invio di armi all’Ucraina argomentando che questo porterà a rinforzare la Nato. Questa posizione del ne-né è evidente che favorirà l’invasore e genocida Putin. Perché è chiaro che senza armi l’Ucraina è uno sconfitto sicuro. Secondo il PTS dovremmo dire alle miliziane e ai miliziani ucraini che sparino contro i russi però anche contro Zelensky e l’esercito ucraino? Ciò non va solo contro la realtà ma anche contro la tradizione del marxismo e del trotskismo.
Trotsky in diverse occasioni appoggiò il campo militare della nazione aggredita. Nell’anno 1937 fu al fianco del reazionario cinese Chang-Kai-Shek, contro l’invasione dell’impero giapponese, al lato di uno che aveva ucciso a migliaia di comunisti. Egli proponeva agli estremisti “di partecipare nella lotta sotto gli ordini di Chang-Kai-Shek, visto che disgraziatamente tiene il comando della guerra per l’indipendenza”. Qualcosa di simile lo propose per la resistenza in Etiopia contro l’occupazione italiana del 1935 che era diretta dal regime dell’imperatore Haile Selassie. Argomentò chiaramente che i socialisti devono appoggiare tutte le forme di aiuto, incluse le armi, in favore degli etiopi. Dobbiamo anche ricordare, il suggerimento amichevole che faceva nel 1938 a certi ultrasinistri, i quali rifiutavano di distinguere nella pratica politica la differenza tra un paese imperialista e uno coloniale, reclamando che si accettassero le armi dall’imperialismo, incluso se fossero arrivate da un governo fascista come quello di Mussolini:
«Supponiamo che domani -scriveva Trotsky- scoppiasse una ribellione nella colonia francese dell’Algeria, sotto la bandiera dell’indipendenza nazionale e il governo italiano, motivato da propri interessi imperialisti, si preparasse ad inviare armi ai ribelli. Quale deve essere l’attitudine degli operai italiani in questo caso? Intenzionalmente ho preso ad esempio una ribellione contro un imperialismo democratico con l’intervento a favore dei ribelli di un imperialismo fascista. Gli operai italiani devono evitare l’invio di armi agli algerini? Lasciamo che gli estremisti giungano a rispondere affermativamente a questa domanda. Qualunque rivoluzionario, insieme agli operai italiani e ai ribelli algerini, ripudierebbero questa risposta con indignazione. Anche se allo stesso tempo, scoppiasse uno sciopero generale marittimo nell’Italia fascista, gli scioperanti dovrebbero fare un’eccezione in favore di quelle navi che portassero aiuti agli schiavi coloniali, altrimenti non sarebbero che vili sindacalisti e non rivoluzionari proletari».
Questo scriveva Trotsky nei suoi scritti1. Era a favore dell’invio di armi da parte di Mussolini.
I rivoluzionari si sono sempre schierati con il paese attaccato, contro una nazione che invade. Le due parti in questo caso particolare, come abbiamo già spiegato, non sono le stesse. Come UIT-CI, ci uniamo e sosteniamo coloro che affrontano le truppe russe nelle strade e in tutta l’Ucraina. Sosteniamo l’armamento popolare per cercare di impedire la presa di Kiev, Kharkiv o di tutta l’Ucraina.
E in questo quadro, noi, come corrente internazionale di sinistra trotskista, abbiamo una politica indipendente dal governo Zelensky, come ho sottolineato nella prima parte. Nel quadro in cui lottiamo strategicamente e sappiamo che l’autodeterminazione del popolo ucraino sarà raggiunta solo quando trionferà un governo operaio e ci sarà un’Ucraina socialista. La crisi del sistema capitalista-imperialista può portare alla Terza Guerra Mondiale, per ora ciò non è ancora successo. Dobbiamo continuare stando al lato del popolo ucraino per sconfiggere Putin e la Russia. Certamente c’è il rischio di una Terza Guerra Mondiale e addirittura nucleare. Come sinistra trotskista reiteriamo il motto che rimane sempre lo stesso nella lotta contro il capitalismo: SOCIALISMO O BARBARIE.
Ci opponiamo a ogni forma di “armamentismo” imperialista e alla sua crescita come fanno le potenze europee, come la Germania. La UIT-CI non è solo fautrice di un’uscita della Nato dall’Europa dell’Est. Come socialisti internazionalisti siamo per la dissoluzione della Nato.
Due sono i punti che consentono di continuare nell’appoggio della resistenza del popolo ucraino. Il primo è l’eroica resistenza del popolo stesso e il secondo, la crescita delle mobilitazioni e delle proteste di massa in tutto il mondo. Il punto chiave sono le mobilitazioni in Russia. I ferrovieri della Bielorussia boicottano l’invio di armi in Ucraina.
Come UIT-CI invitiamo, insieme ad altre organizzazioni, a continuare la mobilitazione contro l’invasione e in appoggio al popolo ucraino e contro la Nato. Sappiamo che con la dirigenza del PCL, qui rappresentata dal compagno Grisolia, ci sono alcune differenze sull’Ucraina, però abbiamo punti in comune molto importanti. Ad esempio, la richiesta che le truppe di Putin se ne vadano e l’appoggio al popolo ucraino. Sotto questi punti d’accordo proponiamo trovare e coordinare linee d’azione comuni.
Da Barcellona, la nostra sezione Lucha Internacionalista sta spingendo per la formazione di un convoglio in appoggio alla sinistra ucraina e alla resistenza, facendo collette o dibattiti di solidarietà. Continueremo reclamando che tutti i governi del mondo rompano le relazioni diplomatiche con la Russia e continueremo denunciando l’ingerenza imperialista in Ucraina, sia dell’imperialismo russo, sia degli Stati Uniti d’America e dell’imperialismo europeo, sia della Nato.
1 SCRITTI 1937-38 TOMO IX VOLUME 2
Miguel Sorans è il leader di Izquierda Socialista (Argentina) e della UIT (Unione internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori – Quarta internazionale). Inizia la propria militanza nel 1966 nella corrente trotskista fondata da Nahuel Moreno. È stato parte integrante della Commissione Interna della società Chrysler e dirigente nello sciopero del 1971. Nel 1979 è entrato a far parte della Brigata Simón Bolívar, che ha combattuto in Nicaragua al fianco dei sandinisti contro la dittatura di Somoza. Nel 1980 ha militato in Brasile. Nel 1981 è stato attivo in Perù, quando Hugo Blanco era senatore, in un gruppo di combattenti trotskisti insieme a Ricardo Napurí ed Enrique Fernández Chacón. Scrive su El Socialista (www.vueltasocialista.org.ar) e su Correspondencia Internacional (www.uit-ci.org)