Nel mese di settembre, in modo puntuale, escono articoli (non molti per fortuna) che glorificano Stalin e il suo patto con Hitler come la più grande scelta strategica. Sarebbe più logico, ne sono convinto, provare a dare una più ampia lettura del patto Stalin-Hitler, più approfondita, cercando di non celare alcuni avvenimenti storci che potrebbero aiutare i compagni o i semplici lettori ad avere un’interpretazione più completa e forse più chiara di questo avvenimento.
Partiamo con dei numeri, fatti e dati oggettivi: La Pravda il 24 agosto 1939 (il giorno dopo aver stipulato il famigerato patto “Ribbentrop-Molotov”) si affrettava a definire il Patto uno “strumento di pace” e “un atto pacifico” che sicuramente avrebbe contribuito “a distendere il clima di tensione nell’attuale congiuntura internazionale”.
Il patto nazi-staliniano prevedeva (ricordiamolo a chi beatifica il piccolo padre Stalin) secondo il protocollo segreto: A) Che la frontiera nord della Lituania costituisse la linea di demarcazione che separava le zone di influenza della Germania Nazista e della Russia Stalinista. B) Per la Polonia, invece, le sfere di interesse erano delimitate in modo approssimativo dai fiumi Narev, Vistola e San. C) L’accordo rimandava inoltre ad una soluzione successiva, presa di comune accordo tra URSS e Germania Nazista, l’indipendenza della Polonia dopo la reciproca spartizione. D) Si concordava di mantenere il protocollo segreto.
Ora, quando gli stalinisti incalliti scrivono che “Diversamente da quanto di vuol ribadire, il patto Molotov-Ribbentrop non comprendeva alcun accordo spartitorio a danno della Polonia” è chiaro che scrivono il falso: il testo del protocollo segreto e i suoi contenuti sono riportati in numerosi libri, e perfino Tasca, che non possiamo definire un trotskista ortodosso, ne cita l’esistenza 1. Ma soprattutto: perché il generale Rudenko, al processo di Norimberga (processo ai gerarchi nazisti), come accusatore si rifiuterà in aula di far leggere il testo dell’accordo? Forse è lecito, dunque, domandarsi se c’è stato un tacito accordo per la spartizione della Polonia, e non solo?
Cambiano i tempi, ma il metodo è sempre lo stesso. Magari, sulla spinta della revisione, domani qualche ML scriverà che i processi di Mosca in cui furono condannati rivoluzionari come Zinoviev, Bucharin, Kamenev erano giusti e fondati su reali prove di colpevolezza, oppure che Trotsky era un agente dell’imperialismo o del nazismo. (La Pravda ha cambiato nel corso della storia le accuse di spionaggio, a seconda delle sue alleanze, a Trotsky. Infatti Trotsky, sino al ‘39, era stato una spia nazista, dopo il patto Germania-Urss era divenuto una spia imperialista). E ancora: il “testamento di Lenin” (dove Lenin demolisce Stalin) è un invenzione dei revisionisti?
Ma, rimanendo al Patto stalino-nazista e ai fatti, alcune perplessità: accettando anche ipoteticamente la grandezza di Stalin, rimarrebbero comunque da fare alcune osservazioni e non tutto può essere cancellato – come le foto del regime stalinista.
1) Ammesso e concesso – come sostiene l’universo mondo ML – che “il patto si rese indispensabile per prevenire l’attacco nazista all’URSS”, perché Stalin consegnò a Hitler centinaia di comunisti e antifascisti tedeschi? Ernest Fischer, per esempio, in epoca staliniana, ha dichiarato: “Quel che non ho mai capito è perché al patto seguirono gesti atroci. Come la consegna dei comunisti ai tedeschi.” Questa citazione, per dovere di cronaca, è di Rossana Rossanda, su Il Manifesto del 4 agosto 1972, (difficilmente definibile trotskista) in “Una conversazione con E. Fisher sul suo itinerario intellettuale e politico”. Tra i prigionieri consegnati a Hitler troviamo: H. Kiepenberg, un tempo responsabile dell’organizzazione militare del Pc tedesco; F. Korichener, tra in fondatori del Partito Comunista Tedesco; Pfieffer, ex segretario del partito a Berlino; A. Weissberg, dirigente comunista, e la moglie di H. Neumman, anch’esso dirigente. Così descrive M. Buber-Neumman, sopravvissuta ai lager nazisti: “Il 3 febbraio giungemmo alla frontiera della Polonia occupata dai russi e dai tedeschi, a Brest-Litovsk. Un ufficiale dell’NKVD (servizi segreti stalinisti), insieme a un gruppo di soldati ci condussero al ponte ferroviario. Uomini nella divisa tedesca delle SS e del NKVD si salutarono cortesemente: l’ufficiale russo lesse i nostri nomi e ci ordinò di attraversare il ponte.” 2 Ai nazisti vennero consegnati anche un folto gruppo di ebrei e antifascisti sfuggiti in Urss e alle persecuzioni naziste. Tra loro vi erano la vedova del poeta E. Mushan e il compositore H. David.
2) Perché, sempre ammesso e concesso che “il patto si rese indispensabile per prevenire l’attacco nazista all’URSS”, vi è stata una collaborazione militare tra le due potenze? La collaborazione militare tra Hitler e il “cuoco piccante” Stalin fu molto spinta anche durante la guerra russo-finlandese. Stalin, siamo nel 9 dicembre del 1939, implorò l’aiuto alla Germania nazista, Hitler si affrettò ad accontentare Stalin. Infatti Hitler diede il suo assenso affinché navi tedesche rifornissero di carburante (tedesco) i sommergibili russi che bloccavano il golfo di Botnia 4. Ancora: a Murmansk gli incrociatori tedeschi che poi avrebbero condotto operazioni contro le forze alleate inglesi vennero riforniti di viveri e carburante dagli uomini di Stalin. Il governo nazista e l’ammiraglio tedesco Rader espressero per questo la loro immensa gratitudine 5. Si può dunque pensare che questo “patto” non fu solamente una scelta tattica, bensì il preciso disegno di due potenze per spartirsi il bottino. Come dire “proletari di tutto il mondo dividetevi!”
3) Perché, se il patto permise all’Unione Sovietica di dotarsi di una potenza militare, in pochi giorni questa “potenza militare” (l’esercito, l’aviazione sovietica) fu polverizzata dall’aggressione nazista? Il 22 Giugno, a mezzogiorno, poco dopo l’invasione nazista, le truppe tedesche avevano già distrutto 1200 aerei sovietici, e dopo 48 ore il numero era salito a 2000; l’aviazione sovietica, al confine occidentale, era pressoché nulla. Nel giro di tre settimane l’esercito tedesco avanzò per 500 kilometri e distrusse quasi 30 divisioni russe, mentre più di 70 avevano perso la metà degli effettivi. Quindi, sarebbe perlomeno onesto domandarsi che cosa sia servito all’URSS la logica del “prender tempo”, se al momento dell’attacco la burocrazia sovietica si è fatta cogliere completamente impreparata. Ma allora quale era la vera funzione del “patto” se al momento dell’aggressione nazista – nonostante le numerose segnalazioni pervenuta a Mosca – Hitler ha potuto, con estrema facilità, invadere il territorio sovietico?
La storia è altra rispetto a quella partigiana di Stalin e dei suoi epigoni. Tutto si fonda, e questa è l’unica verità, sulla paura di Stalin per la Germania, e come tutte le sue scelte politiche anche questa fu dettata dalla difesa dei sui privilegi, della burocrazia stalinista e non dal raggiungimento del socialismo internazionale.
Perché il film (stupendo) di Ejzenstein, “Aleksandr Neviskij”, che esalta la vittoria dei russi sui teutonici barbari germanici, scompare dalla circolazione? Perché al medesimo regista viene imposto di rappresentare, per amore della Germania nazista, le “Walkirie” di Wagner? Perché Berija, scrive Medvedev, ordina agli imprigionatori dei campi gulag di non chiamare più fascisti i prigionieri tedeschi? Perché la Pravda pubblica in modo regolare i discorsi di Hitler, come quello del 2 Settembre per esempio, all’indomani dell’invasione della Polonia? È possibile pensare che, più che a una scelta tattica, Stalin pensasse a una duratura alleanza politica con la Germania in barba ai comunisti di tutto il mondo? Nel ‘39, per esempio, le potenze occidentali non hanno dichiarato guerra alla Russia seppur essa abbia partecipato alla spartizione della Polonia con la Germania: si trattava di un tangibile segnale di apertura, da parte delle “democrazie” occidentali, verso Stalin. Non si capirebbe nemmeno perché le potenze occidentali, avendo come obbiettivo la disintegrazione dell’Urss, si affrettassero ad allearsi proprio con l’Urss e senza attendere che i tedeschi piegassero Stalin. Insomma, questo “patto”, checché ne dica la falsa storiografia stalinista, fu una vera e propria spartizione di territori e materie prime. Fu stipulato al fine si saziare le mire espansionistiche delle due nazioni a spese del popolo polacco, degli stati baltici e balcanici.
Detto ciò, lungi da me e dal movimento trotskista equiparare Stalin a Hitler. Non l’abbiamo mai fatto anche quando lo sterminio del trotskista era lo sport preferito dei sicofanti comunisti di Stalin, perché sappiamo quanto importante sia la difesa di uno stato operaio – seppur degenerato – di fronte alle aggressioni naziste e/o imperialisti, di quanto siano fondamentali le conquiste di un’economia pianificata nata dalla rivoluzione. Ma questo non deve oscurare (sembra che continui a farlo almeno per alcuni) le responsabilità di un sistema – quello sovietico – atto a difendere unicamente i suoi interessi, della casta invece che quelli del socialismo internazionale.
Eugenio Gemmo
Note
- A. Tasca. “Due anni di alleanza Germano-Sovietica (1939-1941)”, pag. 38. Elleinstein. “Storia”, pag. 20
- M. Buber-Neumman. “Cinquecento vittime del nazi stalinismo”
- R. Conquest. “Il grande terrore”
- Fabry. “Il Patto Hitler-Stalin”, pag. 264
- NSR. Nazi Soviet Relation (archivi della Wilhmestrasse), pag. 185